Candidato sindaco di Torino 2021

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Torino: contro populismi e demagogia
di ogni colore costruiamo
un’alleanza che guardi al futuro

Torino – 20 febbraio 2021
Torino ha rappresentato nella storia d’Italia una sorta di apripista. E’ stata la prima capitale d’Italia; la prima città dell’industria italiana, la prima città a ospitare un processo contro le BR negli anni bui del terrorismo, la prima città dei diritti. Oggi abbiamo davanti la possibilità di costruire, proprio qui, una nuova era di sperimentazione politica e di costruzione di futuro, con il cuore e la testa ben saldi in Europa.
Per farlo occorre il coraggio, la forza e la tenacia di tagliare cordoni ombelicali che ci legano al passato più o meno recente. Dobbiamo innanzitutto decretare una discontinuità netta con il passato recente. La Giunta di Chiara Appendino ha fallito quasi su tutto e ha contribuito non poco a far chiudere la città su se stessa, rischiando persino di danneggiare il proseguimento dell’opera strategica più importante: la TAV. Chi, anche da destra, ha votato cinque anni fa al ballottaggio per Appendino, oggi si mangia le mani perché quel voto ha contribuito non poco ad un peggioramento delle condizioni economiche e sociali di Torino, in una sorta di decrescita infelice che ha pervaso tutte le fasce della popolazione, anche dal punto di vista culturale e psicologico. Chi è arrivato urlando in modo letteralmente indecente “Onestà! Onestà!” oggi torna a casa.
Sbaglieremmo tuttavia a derubricare quanto accaduto come un incidente della storia. La “rivolta” contro il sistema espressa malamente con il voto ai 5stelle rappresentava e rappresenta un campanello d’allarme che suona per tutte le democrazie occidentali dove, soprattutto nelle aree periferiche e rurali, si sono fatte avanti rivendicazioni dal carattere squisitamente populista, convogliate in ogni Paese da forze di estrema destra o antisistema. Oggi è chiaro che chi è arrivato al potere contro il sistema è stato fagocitato e digerito dal sistema stesso, divenendone parte, spesso divenendone la parte peggiore. Ma la discontinuità che dobbiamo conquistare non è solo quella con il recente passato ma anche con il passato più remoto. Non perché vi sia da prenderne le distanze ma perché l’era di cambiamento (in meglio) determinata innanzitutto dai mandati del Sindaco Castellani, poi da Chiamparino e Fassino, è terminata.
E’ compiuta l’era che ha portato Torino ad abbandonare l’unica vocazione manifatturiera, colorando buona parte del grigio che la caratterizzava, imponendosi sullo scenario italiano ed europeo come città capace di attrarre turisti per le sue bellezze. Dobbiamo tagliare il cordone ombelicale con alcune elite della città che sono legate alla politica e che hanno sfruttato a loro esclusivo vantaggio il legame con la politica; dobbiamo abbandonare vecchie logiche e vecchi metodi dal sapore partitocratico per aprire le finestre e fare circolare l’aria fresca delle competenze, della passione, della speranza e della capacità di lavorare assieme in una squadra eterogenea ma coesa.
Oggi serve una svolta europea; serve progettare la nuova Torino, connessa, umana e sostenibile come una città delle opportunità per i 100.000 ragazzi che vengono a studiare e che sono poi costretti a cercare fortuna altrove. Una svolta che sappia recuperare i decenni perduti sulle politiche relative ai trasporti realizzando e mettendo in progetto le linee 2 e 3 della metropolitana per costruire ponti e assi di contatto e commistione tra le periferie e con il centro. Una svolta che guardi a Milano e a Genova come alleate di un percorso da fare insieme. Una svolta che dia concretezza e forza alle politiche di area vasta sull’intera area metropolitana. Una svolta che porti la cultura, la ricerca, la formazione, il turismo e lo sport ad essere pilastri dell’economia, insieme alla manifattura che resta uno degli assi portanti su cui puntare. Per costruire questa svolta serve abbandonare populismi e demagogie di ogni colore e costruire un’alleanza che guardi al futuro, capace di dire la verità agli elettori e di arginare la svolta verso la peggiore destra che abbiamo conosciuto; una destra che oggi prova a presentare una faccia pulita che è solo una maschera.
E’ per tutto questo che mi sono candidato alle primarie del centrosinistra torinese; per questo che da mesi sto andando in ogni angolo della città, parlando con cittadini, esponenti della cultura e della cosiddetta società civile, con le forze politiche. Qui, da questa città, da questa porta per l’Europa, capace nel passato di essere apripista, credo possa e debba nascere una nuova era politica. La responsabilità mia e nostra è quella di provarci fino in fondo. La responsabilità di altri, a cominciare dal Partito Democratico, è quella di avere il coraggio della rottura con il passato per costruire insieme il futuro.

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Primarie Torino: si cambia
per un diktat da Roma?
Non è serio!

La serietà prima di tutto. Abbiamo condiviso un percorso da mesi; c’è chi ha espresso la propria disponibilità – tra questi il sottoscritto – e altri potrebbero farlo nelle prossime ore. Poi arrivano da Roma pressanti ‘consigli’ e si inverte la rotta di 180°? Io francamente credo che serva una svolta per Torino, anche nei metodi.
Le primarie non sono del Pd ma della coalizione e sono uno strumento per aprire un dibattito sulla città del futuro che vogliamo.
Vogliamo un’alleanza stabile con Milano per costruire progetti e programmi comuni? Io dico di sì. Vogliamo attivare finalmente la città metropolitana condividendo con i comuni della cintura progetti sulla sostenibilità ambientale, sul ciclo dei rifiuti, sui trasporti? Io dico di sì. Vogliamo da subito impegnare le strutture del nostro comune per individuare le priorità per l’utilizzo del Recovery fund? Io dico di Sì. Vogliamo mettere al primo posto le infrastrutture con la realizzazione della Metro 2 e dello scalo di Orbassano per non perdere le opportunità della TAV Torino-Lione? Io dico di sì. Vogliamo una città aperta, europea, che mette al centro le periferie? Io dico di sì. È necessario smetterla con proclami e promesse false agli elettori? Io dico di sì. Pensiamo che sia possibile con questi obiettivi costruire una alleanza strutturale con i 5Stelle? Io dico di no. Su questo da mesi chiedo ai cittadini di darci una mano perché dalla crisi spaventosa nella quale stiamo entrando ci usciamo solo insieme.
Su questi temi dobbiamo confrontarci apertamente e duramente se serve. Chiudere le porte alle primarie significa per Torino rituffarsi nel passato, un passato che dobbiamo superare.

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“Gianna Pentenero ci ammonisce a un atto di responsabilità e ci dice che le primarie in questo contesto non sarebbero opportune. Io rimando al mittente queste affermazioni e dico che l’atto di responsabilità è chiedere ai cittadini torinesi che vogliono voltare pagina di scegliere le idee, i progetti e da chi vogliono farsi rappresentate nella corsa per far vincere il centrosinistra. Certo che c’è l’emergenza covid ma la democrazia non va e non deve andare in lockdown. L’ho già detto e lo riaffermo con convinzione. Tanto più che questi richiami alla responsabilità hanno il sapore dell’ipocrisia di chi vede nelle primarie un rischio e preferisce che la scelta del candidato venga fatta nelle stanze dei partiti.
Gianna Pentenero e gli altri che sottotraccia vogliono far saltare il banco hanno visto le file ordinate di cittadini fuori dall’anagrafe? Fuori dagli uffici postali? In attesa a molte decine o centinaia di fronte ai laboratori di analisi per i tamponi o accanto ai tendoni allestiti? Quale sarebbe la differenza con le primarie?
Oggi le forze politiche del centrosinistra hanno scelto le primarie come strumento utile per Torino. Non farle non sarebbe affatto un atto di responsabilità ma una scelta grave e pienamente politica.
Per quanto mi riguarda la campagna non solo va avanti ma cresce e coinvolge giorno dopo giorno settori di questa città che vogliono aprire le porte a una nuova era per la nostra Città, le stesse porte che altri vogliono chiudere”.

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Mi dai una mano?
Per gli Stati Uniti d’Europa
la democrazia, i diritti, l’ambiente

Sono candidato alle elezioni europee per +EUROPA nella Circoscrizione nord-ovest. Alla faccia di chi ci accusa di essere finanziati da Soros, la mia campagna elettorale sarà sui Social e per strada perché non posso permettermi di investire i soldi che servirebbero in un collegio molto ampio che comprende: Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Il mio programma sono 34 anni di ininterrotta militanza radicale per i diritti umani e civili, per la democrazia e lo stato di diritto, per un ambientalismo laico. Per gli Stati Uniti d’Europa! Mi dai una mano?

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L’Assemblea dei Soci approva
il bilancio con 328.000 € di attivo.
Il miglior bilancio in 40 anni
di storia dell’Istituto

Nell’Assemblea ordinaria dei Soci tenutasi nella sede storica dell’Istituto in C.so Casale 476 a Torino, è stato approvato il bilancio 2018 che chiude con un attivo di circa 328.000 €. Si tratta del miglior bilancio della storia quarantennale dell’IPLA. Durante l’incontro, alla presenza dei rappresentanti dei soci, sono stati illustrati gli obiettivi raggiunti durante l’anno passato e le prospettive per l’anno in corso che mostrano tuttavia alcune criticità.
Dichiarazione di Igor Boni, Amministratore Unico dell’IPLA:
“Il 2018 chiude con un attivo di bilancio sostanzioso. E’ un’ottima notizia perché ci consente di incrementare il nostro patrimonio netto, fino ad oggi troppo esiguo se rapportato a costi e fatturato, in vista di possibili difficoltà future. Si tratta del sesto anno consecutivo nel quale l’IPLA chiude in attivo il bilancio ed è di nuovo in carreggiata rispetto ai conti, dopo le gravissime difficoltà del 2011 e 2012 e la cassa integrazione in deroga che per 15 mesi – nel 2013 e 2014 – ha colpito i dipendenti.
Prosegue un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso dal 2014, che dimostra che è possibile gestire una Società partecipata in modo trasparente ed efficiente, risparmiando il più possibile, facendo investimenti mirati e lasciando fuori dalla porta clientele, favori, assunzioni di amici e amici di amici, rimborsi gonfiati e tutto quanto ha contribuito a fare di alcune partecipate un problema da risolvere più che una risorsa.
Le recenti modifiche statutarie ci aprono definitivamente la strada per andare sul mercato con l’obiettivo di trovare non più del 20% del nostro fatturato. Nel 2018 abbiamo sfruttato anche questa opportunità per consolidare la ripresa che abbiamo faticosamente conquistato. Tengo a sottolineare lo sforzo collettivo dell’intera squadra IPLA che ha anche consentito di accogliere nella tenuta classi di alunni con finalità didattico-naturalistiche, gruppi di cittadini e che ha organizzato il 23 marzo scorso una giornata porte aperte che è stato un grande successo con circa 600 presenze.
All’orizzonte però il futuro non è così roseo perché si registra una leggera contrazione delle commesse che si unisce a una burocrazia che tende sempre ad aumentare, inserendo nuovi lacci e nuovi ostacoli, piuttosto che ridursi migliorando la dinamicità”.

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Politiche ambientali concrete
di contrasto al cambiamento
climatico per Italia e Europa

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L’obiettivo di questo documento è tentare di impostare proposte concrete, in parte già attuate da alcuni governi europei, che possano condurre nel medio periodo ad una riduzione delle emissioni e contemporaneamente condurre a una riduzione dell’anidride carbonica in atmosfera, tramite il fissaggio del carbonio nel suolo e nelle biomasse forestali.

Non ho certo la presunzione o la pretesa di avere inserito tutto ma l’intenzione è quella di aprire per Radicali Italiani e per +Europa una stagione di riflessione e di lotte in campo ambientale, sfruttando campagne e progetti già avviati in passato e la nostra capacità di utilizzare anche in questo settore un approccio laico.

Premesse

Politiche ambientali e di contrasto al continuo incremento di emissioni di gas climalteranti in atmosfera (anidride carbonica e metano innanzitutto) sono il principale esempio di come sia sostanzialmente inutile ragionare dentro i confini di un singolo Stato e occorra mettere in atto politiche di respiro per lo meno continentale. Anche una visione di dimensione europea è sostanzialmente insufficiente, dato che è soprattutto in altre parti del globo che si stanno producendo gli incrementi maggiori di emissioni. Non c’è dubbio tuttavia che efficaci politiche europee sul tema avrebbero la capacità di incidere anche a livello globale.

Il faro da seguire è la fine dell’era del petrolio che ovviamente oggi è solo un’evocazione ma che può divenire realtà grazie ad un percorso che occorre compiere. Il cambiamento tecnologico e il cambiamento delle scelte delle imprese deriva dalle innovazioni e dalla ricerca ma anche dalle richieste dei consumatori: i capitali si orientano su tecnologie sostenibili anche spinte dalle opinioni dei cittadini. Per questo l’azione politica che possiamo realizzare è di fondamentale importanza ben sapendo tuttavia che non esiste una sola soluzione miracolosa, ma necessita impostare una serie di provvedimenti che abbiano da una parte l’effetto di ridurre le emissioni e dall’altra l’effetto di trasformare una parte dell’anidride carbonica atmosferica in carbonio organico. Le due azioni sommano i propri effetti poiché da una parte riducono la massa di tonnellate di CO2 che invadono la nostra atmosfera e dall’altra trasformano e fissano una parte della CO2 grazie all’azione della vegetazione e dei suoli.

L’articolazione delle proposte si traduce in 5 azioni, le prime due rivolte alla riduzione delle emissioni, la terza relativa alla protezione degli stock di carbonio presenti, la quarta e la quinta volte a incrementare i suddetti stock.

1) Mercato europeo del carbonio (Emission Trading)

La Direttiva europea ET (Emission Trading) del 25 ottobre 2003 ha aperto la possibilità di realizzare un mercato delle emissioni di CO2 a livello europeo. Il mercato si è concretamente attivato nel 2005 e coinvolge circa 12.000 imprese europee – cementifici, cartiere, raffinerie, centrali elettriche e così via – fissando un tetto annuale per le emissioni di CO2 che ogni settore industriale può emettere nell’atmosfera con le sue attività produttive e di trasformazione.

Se un’industria emette quote in misura maggiore di quanto stabilito deve acquistarle sul mercato in aste pubbliche o da altre aziende; se un’industria virtuosa attua il proprio ciclo produttivo emettendo meno quote di quelle previste allora le quote può cederle alle industrie meno virtuose.

Le quote sui calcolano in tonnellate di CO2 emessa e la quotazione è calcolata in €/Ton di CO2 emessa.

Dopo un inizio con quotazioni di circa 30 €/Ton, per diversi anni i prezzi della CO2 sono rimasti molto bassi (6-10 €/Ton) a causa di un notevole surplus di crediti determinato da diversi fattori, tra cui l’assegnazione gratuita di quote alle industrie.

I prezzi molto bassi delle quote non hanno incentivato investimenti in tecnologie efficienti e sono così proseguiti utilizzi dei combustibili più inquinanti e meno cari come il carbone.

Da febbraio 2018 tuttavia il prezzo è tornato a salire sfiorando attualmente i 20€/Ton per il concomitante aumento della domanda dopo la crisi economica mondiale e la riduzione dell’offerta di quote gratuite.

Ma il cambio radicale nel mercato avverrà dal primo gennaio 2019, quando partirà a pieno regime il meccanismo della Market Stability Reserve (MSR), che ogni anno ritirerà il 24% delle quote eccedenti/inutilizzate, dirottandole nella “riserva”, in modo da equilibrare il rapporto tra domanda e offerta dei crediti di carbonio. Tale scelta ridurrà nettamente la disponibilità dei crediti e farà ulteriormente salire il prezzo (si valuta fino a quasi 40€/Ton nel 2020).

Con valori di mercato a questo livello le industrie saranno spinte da una parte a utilizzare combustibili a minore tasso di emissione e ad investire in tecnologie innovative capaci migliorare l’efficienza energetica e quindi di ridurre le emissioni stesse. E’ quindi probabile che per effetto di questo provvedimento si ridurranno le emissioni complessive delle 12.000 aziende e che aumenterà nettamente il consumo di gas a scapito di altri combustibili fossili (in particolare in Italia dove anche per questo il TAP risulta assolutamente strategico).

Comincerà dal 2019 la più grande rivoluzione programmata per il mercato continentale della CO2 con effetti che saranno da monitorare e valutare ma che si annunciano positivi. Da sottolineare che questo accordo sul mercato dei crediti di carbonio, non votato dall’Italia dal Governo Gentiloni, potrebbe dalle simulazioni realizzate ridurre ogni anno le emissioni di CO2 fino a 90 milioni di tonnellate.

Questa politica di intervento sul mercato che a prima vista non può essere definita liberale, in realtà cambia di prospettiva se si considera l’esternalità negativa che produce l’inquinamento. In questo modo l’intervento europeo spinge, tramite un’azione indiretta, al miglioramento tecnologico e alla riduzione degli impatti.

Restano da approfondire gli effetti distorsivi sul breve periodo a carico delle imprese europee in confronto alle altre imprese che non sono soggette al mercato europeo dei crediti di carbonio.

2) Carbon Tax

Il comprato che maggiormente ha prodotto un incremento delle emissioni di CO2 sono sicuramente i trasporti. E’ importante sottolinearlo dato che già la strategia di Europa 2020 impegnava l’Italia a ridurre le emissioni di circa il 16% nel 2020 rispetto al 2005.

Un provvedimento che va proprio in questa direzione è l’introduzione di una Carbon Tax che rappresenta una misura coerente con il noto principio del “chi inquina paga”.

Questo provvedimento non è assolutamente nuovo: è già stato utilizzato in molti Paesi del nord-Europa e anche dall’Italia tra il 1998 e il 2005. In Italia in particolare un provvedimento di questa natura avrebbe un significato ancora maggiore dato che siamo il terzo paese per emissioni di gas serra in Europa e l’undicesimo al mondo.

Come Radicali, con la campagna “Meno inquino Meno pago” abbiamo da tempo proposto una Carbon Tax partendo dall’assunto che le imposte sui carburanti sono scontate per quasi 6 miliardi nel 2014 a settori che inquinano molto come trasporto pesante su gomma, aereo e navale e che eliminando questi sussidi iniqui e dannosi per l’ambiente, si avrebbero soldi da utilizzare per ridurre le tasse sui redditi da lavoro e impresa, aiutando e incentivando al contempo gli investimenti nell’innovazione dei settori oggi sussidiati.

Studi sul tema della Carbon Tax valutano gli effetti sia sulle famiglie, sia sulle imprese. Come da tempo da noi proposto, i ricavi della tassa potrebbero essere utilizzati per contenere le imposte sul lavoro e/o utilizzare il gettito per ridurre gli oneri attualmente imposti per incentivare le energie rinnovabili. In questo modo si potrebbe mantenere invariata la pressione degli oneri fiscali sull’intero sistema economico e al contempo si andrebbe verso il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla strategia europea e dall’accordo di Parigi

L’Italia ha un tasso di motorizzazione tra i più alti del mondo: si contano oltre 600 veicoli per ogni mille abitanti contro un valore inferiore a 500 nella media europea. Il numero di veicoli per abitante cresce da venticinque anni. Le emissioni di gas serra del settore dei trasporti costituiscono circa un quarto del totale in Italia. Vi è quindi è un aumento delle emissioni totali malgrado la riduzione delle emissioni per ogni singolo veicolo, derivante dal miglioramento tecnologico dei motori. La Carbon Tax è un metodo per produrre l’internalizzazione dei costi dell’esternalità negativa.

Per andare al concreto, si può scegliere di eliminare gli sconti sui carburanti per i settori “privilegiati” o introdurre una tassa generalizzata sull’utilizzo dei carburanti derivanti da idrocarburi fossili. In questo ultimo caso una Carbon Tax di 17€/Ton di anidride carbonica emessa (ammontare proposto dal Governo francese nel 2009) o di 100€ (un valore vicino a quanto reputato necessario dalla IEA per mantenere la crescita della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali) si tradurrebbe rispettivamente in un’accisa al litro di carburante compresa tra i 4 e i 24 centesimi di euro (“La tassazione “verde” in Italia: l’analisi di una carbon tax sui trasporti” di Federico Cingano e Ivan Faiella, 2013).

In questo contesto di dati la proposta lanciata da Marco Cappato e Monica Frassoni di 40€/Ton da portare nel medio periodo a 100€/Ton è in linea con queste valutazioni. Le simulazioni realizzate nello studio suddetto indicano che con una Carbon Tax di questo tipo in Italia si avrebbe una riduzione delle emissioni di circa 5 Mt/anno e un aumento di gettito addizionale compreso tra 1 e 5,3 miliardi di euro per le sole famiglie (Tra queste sono le famiglie più abbienti, con maggior numero dia auto, a pagare maggiormente la tassa). Se la Carbon Tax fosse rivolta, come opportuno, anche alle imprese il gettito raggiungerebbe un importo compreso tra i 2 e i 10 miliardi di euro a secondo degli importi scelti. Le imprese sarebbero anche con questo strumento a investire in tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni.

3) Una legge sulla protezione del suolo

Dopo anni di studio e di riflessioni su come affrontare il problema della protezione del suolo, nel settembre del 2006 è stata emanata la “Strategia tematica per la protezione del suolo” (Brussels, 22 settembre 2006 COM(2006)231) che contiene anche una proposta di direttiva quadro che tuttavia non ha mai visto la luce.

La strategia abbiamo, come Radicali, contribuito a farla emanare grazie alle interrogazioni presentate allora al Parlamento europeo che chiedevano una presa d’atto formale dell’Europa e l’emanazione anche della direttiva quadro.

All’interno della Stretegia tematica, che è il quadro entro il quale ogni Paese deve legiferare, si individuano le principali minacce che incombono sul suolo e le linee di azione che devono essere poste in essere per mitigare gli effetti di tali minacce.

Le principali minacce sul suolo sono individuate nelle seguenti: erosione, diminuzione della materia organica (direttamente correlata ai cambiamenti climatici), contaminazione locale e diffusa, impermeabilizzazione (consumo di suolo), compattazione, diminuzione della biodiversità, salinizzazione, inondazioni e smottamenti, acidificazione.

Dato che in Italia non esiste alcuna normativa in merito e che tutti i riferimenti legislativi sulla “difesa del suolo” in realtà non fanno riferimento al suolo propriamente detto ma, in virtù di una eredità fascista, si riferiscono all’italico suolo (cioè al territorio e alle infrastrutture), occorre colmare questo vuoto.

Segnalo che su questo argomento ci lavoro da una quindicina di anni e che in numerosi congressi nelle commissioni tematiche sono intervenuto illustrando nei dettagli la situazione. La proposta di legge che ho elaborato e consegnato a Riccardo Magi si struttura come una integrazione del Decreto ambientale 152/2006 e ha lo scopo di portare avanti l’impegno politico per la protezione del suolo nel nostro paese, seguendo le indicazioni che ci vengono fornite dai documenti europei. Per questo motivo nel testo sono esplicitamente inserite le minacce suddette e per ciascuna delle minacce viene proposto un percorso legislativo da svolgere, regione per regione, nell’ambito di indicazioni metodologiche nazionali (contenute negli allegati alla legge per ciascuna delle minacce) che consentono un’uniformità della intensità delle azioni e dei rimedi proposti.

E’ infatti a livello regionale che meglio si possono definire le ‘aree a rischio’ previste nella direttiva europea e i ‘programmi d’azione’ per ridurre gli effetti di ciascuna delle minacce.

Rispetto al tema del consumo di suolo si prevede il prioritario riutilizzo di aree cementificate abbandonate e degradate e per nuove edificazioni l’introduzione della “campensazione ambientale”, già attiva in altri provvedimenti legislativi su altre risorse naturali come i boschi; compensazione ambientale che è stata peraltro anche sostenuta da Legambiente. La compensazione ambientale può essere realizzata tramite interventi di miglioramento delle funzioni del suolo in altre aree rispetto a quelle edificate o tramite il pagamento di una tassa che alimenta un fondo comunale di compensazione ecologica che è vincolato all’utilizzato per migliori delle dinamiche ecologiche e delle funzioni ecosistemiche all’interno del territorio comunale. Il principio è lo stesso della Carbon Tax: internalizzare i costi per sanare le esternalità negative prodotte (in questo caso dalla eliminazione delle preziose funzioni del suolo).

Rispetto ai cambiamenti climatici è evidente la stretta correlazione che esiste tra suoli e clima. Il suolo è il maggiore contenitore sulle terre emerse di carbonio organico. La diminuzione di carbonio organico nel suolo corrisponde direttamente all’aumento dell’anidride carbonica in atmosfera. Proteggere il suolo dalla cementificazione e dalla degradazione significa ridurre le emissioni e, anzi, consentire al suolo di contenere maggiori quantitativi di carbonio a spese proprio dell’anidride carbonica atmosferica che potrebbe in questo modo essere ridotta.

4) Politiche di salvaguardia e incremento del carbonio organico

La Politica Agricola Comune (PAC), pur nelle sue distorsioni del mercato e nel danno che provoca ai produttori agricoli esterni all’Unione, ha elaborato da tempo una divisione in due pilastri. Il primo pilastro che occupa il 75% delle risorse corrisponde agli aiuti diretti derivanti dal sostegno dei prezzi dei prodotti agricoli e dalla integrazione diretta dei redditi degli agricoltori (ti pago in base agli ettari che hai e alle colture che fai). Il secondo pilastro, malgrado sia meno ricco, è in costante aumento riforma dopo riforma, ed è dedicato a quello che viene definito “Sviluppo Rurale”. In questo caso i pagamenti alle aziende sono condizionati alla attuazione di misure che riducano gli impatti negativi dell’agricoltura.

In questo ambito si può agire su due fronti.

Il primo di carattere prettamente europeo per far sì che la prossima programmazione 2021-2028 dedichi sempre meno risorse al primo pilastro per aumentare quelle del secondo pilastro. In questo modo si ridurrebbero gli effetti negativi sul mercato, favorendo l’ingresso di merci da paesi in via di sviluppo (peraltro il modo migliore di aiutarli a casa loro è sostenere le loro economie agricole invece di bloccare i loro prodotti) e al contempo aumentando le azioni virtuose di protezione ambientale sui nostri territori europei.
Il secondo a livello locale (regionale per quanto riguarda l’Italia dato che i PSR – Programmi di Sviluppo Rurale – sono di competenza delle Regioni mentre in altri casi sono gli Stati a occuparsene). Qui, grazie alla impostazione dei PSR che nel settennio di programmazione consegnano molti miliardi di euro alle azione italiane ed europee (oltre 10 miliardi a quelle italiane), si deve puntare sempre di più sugli aspetti legati al contenimento degli effetti del cambiamento climatico e a misure atte a contrastare l’emissione di gas climalteranti in atmosfera.

Su questo secondo punto si deve dare maggiore peso alle misure di conservazione e incremento del carbonio organico nei suoli agrari, depauperati da decenni di agricoltura e monocultura intensiva; questo è un aspetto essenziale che si può realizzare grazie alla innovazione nella meccanica agraria. Da decenni esistono tecniche di coltivazione molto meno impattanti di quelle tradizionali (non entro nel dettaglio), che possono essere promosse sempre più dai PSR fornendo formazione agli agricoltori e sostegno economico. Il risultato potenziale sarebbe molto grande dato che i suoli agrari, a differenza di quelli forestali, possono contenere quantità di carbonio molto più elevate delle attuali, riducendo in modo sostanziale l’anidride carbonica in atmosfera.

5) Mercati volontari locali del Carbonio

Un ulteriore provvedimento, già sperimentato anche in Italia ma ancora troppo poco diffuso, riguarda l’apertura di mercati locali volontari delle quote di carbonio. Si tratta di una opportunità dai molteplici effetti positivi che potremmo promuovere anche a livello politico.

In questo caso si mette in contatto chi emette CO2 (industrie, aziende, chi realizza grandi eventi…) con chi riesce a fissare carbonio nella biomassa legnosa e nei suoli grazie all’utilizzo di tecniche di gestione dei boschi innovative.

Il prezzo della tonnellata di CO2 non segue necessariamente quello legato all’Emission Trading ma solitamente ha livelli maggiori. Le aziende utilizzano tale modalità per pubblicizzare la loro azione di carattere ambientale (pulendosi la coscienza) e chi attua una selvicoltura che produce negli anni accumuli di carbonio riceve il pagamento delle quote accumulate. Occorre il coinvolgimento di un ente certificatore accreditato che possa verificare e, appunto, certificare che effettivamente le pratiche stanno avendo l’effetto sperato.

Le azioni da intraprendere devono ovviamente produrre un maggiore accumulo rispetto alle ordinarie pratiche di gestione dei boschi e si possono vendere esclusivamente le quote di accumulo di carbonio prodotte grazie agli interventi effettuati.

In questo contesto le pratiche di forestazione urbana (creazione di aree seminaturali all’interno dei territori comunali delle grandi città) hanno un effetto volano molto importante. Da una parte si produce una riduzione della CO2 atmosferica con l’accumulo di carbonio nella biomassa e dall’altra si consente ai cittadini di apprendere le azioni in essere e comprendere l’importanza della riduzione delle emissioni; quindi, oltre ad un risultato concreto in termini di tonnellate di CO2, c’è un risultato di formazione e informazione della popolazione.

Tali mercati possono essere “spinti” dalle amministrazioni regionali tramite approvazione di delibere che indicano metodi e percorsi da attuare e potrebbero anche vedere un sostegno da parte dello Stato tramite provvedimenti di natura parlamentare. Anche in questo caso il sostegno potrebbe essere di natura economica (inserito in una legge di bilancio) o semplicemente di natura politica e sociale per spingere le regioni e le amministrazioni comunali a realizzarlo.

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Profetico Pannella:
i morti nel Mediterraneo
e ai confini dell’Europa
sono il nuovo Olocausto

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Pannella è sempre stato profetico. Questa frase dice molto della sua e nostra (di Radicali) capacità di analisi e previsione e molto dell’incapacità degli Stati europei di rispondere alla realtà con una politica fatta con la testa e con il cuore… oggi la risposta di molti, a partire da quella italiana, è foriera di altri morti e di altra disperazione (nel senso letterale del termine).

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Ipla, bilancio 2017 chiuso in attivo
e approvato dai soci.
Ecco le tappe del rilancio

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Nell’Assemblea ordinaria dei Soci è stato approvato il bilancio 2017 che chiude con un attivo di oltre 6.000 €. Durante l’incontro, alla presenza dei rappresentanti della Regione Piemonte e del Comune di Torino, sono stati illustrati gli obiettivi raggiunti durante l’anno passato e le prospettive per l’anno in corso.

Dichiarazione di Igor Boni, Amministratore Unico dell’IPLA
“Il 2017 chiude in attivo ed è una buona notizia che non era scontata. Si tratta del quinto anno consecutivo nel quale l’IPLA è di nuovo in carreggiata rispetto ai conti, dopo le gravissime difficoltà di bilancio del 2011 e 2012 e la cassa integrazione in deroga che per 15 mesi – nel 2013 e 2014 – ha colpito tutti i dipendenti. Prosegue un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso dal 2014, che dimostra che è possibile gestire una Società partecipata in modo trasparente ed efficiente, lasciando fuori dalla porta clientele, favori, assunzioni di amici e amici di amici, rimborsi gonfiati e tutto quanto ha contribuito a fare di alcune partecipate un problema da risolvere più che una risorsa. Le recenti modifiche statutarie ci aprono definitivamente la strada per andare sul mercato con l’obiettivo di trovare non più del 20% del nostro fatturato; in questo 2018 cercheremo di sfruttare questa nuova opportunità per consolidare la ripresa che abbiamo faticosamente conquistato. Permangono le difficoltà legate a un capitale sociale troppo esiguo e ad una burocrazia che tende ad aumentare, inserendo nuovi lacci e nuovi ostacoli, piuttosto che ridursi e migliorare la dinamicità che sarebbe necessaria”.

IN PILLOLE LE TAPPE DI UN RILANCIO (2014/2018)

TRASPARENZA

● Nominato il “Responsabile anticorruzione e trasparenza ai sensi della legge”.
● Nominato il “Responsabile interno dell’Accesso Civico”.
● Redatto il “Piano triennale di prevenzione della corruzione 2016-2018” e il successivo aggiornamento 2108-2020.
● Redatto il “Codice di comportamento dei dipendenti dell’IPLA”.
● Inserite e aggiornate tutte le informazioni necessarie per legge nella sezione “Società trasparente”: compensi, bandi, bilanci, incarichi, etc, nonché rimborsi mensili dell’AU.

RIDUZIONE DEI COSTI

● Dimezzati i costi generali da circa quasi 1 milione di euro a meno della metà.
● Riduzione dei costi del personale del 20% tramite incentivi all’esodo e tre licenziamenti con relativo accordo sindacale concordato.
● Riduzione costi dell’organo amministrativo a meno della metà del 2010.
● Rimborsi personali ridotti di oltre il 90% rispetto a prima.

RISULTATI IN NUMERI

● Ridotto di centinaia di migliaia di euro i debiti verso i fornitori.
● Ridotto al contempo i crediti, riuscendo a recuperare risorse e riducendo le esposizioni con le banche che tuttavia continuano ad essere troppo elevate.
● Chiuso in attivo quattro bilanci su quattro: 2014, 2015, 2016 e 2017, facendo crescere il nostro patrimonio netto da 126.000 € della semestrale di bilancio del 2014 agli oltre 260.000 € attuali, riuscendo a mantenere inalterato il nostro esiguo capitale sociale.

RIFORME INTERNE

● Completamente rifatto il sito istituzionale dell’IPLA.
● Approvato il nuovo organigramma aziendale.
● Attivato l’incarico alla Società di revisione che affianca il collegio sindacale.
● Nominato il nuovo collegio sindacale.
● Approvato il nuovo Statuto dell’IPLA e ampliato l’oggetto sociale.
● Predisposto strumenti di controllo sull’andamento dei progetti.
● Inaugurata la pagina facebook dell’IPLA e la pagina gacebook dedicata al progetto zanzare che ha attualmente 13.000 “mi piace”.

SICUREZZA

● Ripristinati i dispositivi antincendio e la funzionalità di tutti gli estintori secondo quanto previsto dalla legge.
● Predisposto la cartellonistica interna per ottemperare al divieto di fumo nei locali pubblici.
● Rinnovato e approvato il “Documento di analisi e valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori”.
● Riprese le attività di gestione della tenuta con intervento su tutto il patrimonio arboreo, riducendo i rischi anche con l’applicazione di tecniche innovative di consolidamento.
● Compilato il registro degli esposti agli agenti cancerogeni come richiesto dalla legge.
● Messo a disposizione di tutti i dipendenti di una nuova dotazione di attrezzatura nonché di una pettorina ad alta visibilità con tesserino di riconoscimento.
● Completata la formazione del personale sui temi legati alla sicurezza con corsi specifici.
Tutti i dipendenti e i collaboratori sono dotati dei DPI necessari allo svolgimento del proprio lavoro.

EVENTI RILEVANTI

● EXPO 2015, collaborato alla organizzazione e partecipato alla tre giorni sul suolo “Soil, where food begins promossa dal JRC – Centro di ricerca della Commissione europea.
● EXPO 2015, insieme al Centro Nazionale Studi Tartufo, organizzato l’incontro “Alla scoperta della mappa del tesoro del tartufo” che si è tenuto al Padiglione Italia.
● In occasione del 5 dicembre, giornata internazionale del suolo, organizzato eventi con ospiti nazionali e internazionali ottenendo il patrocinio della FAO.
● Partecipato alla “Notte dei ricercatori” a Torino.
● Partecipato alla manifestazione “Terra Madre” di Torino.
● Ospitato in IPLA il congresso nazionale di Pro-Silva.

IPLA APERTA AI CITTADINI

● Nel 2014 abbiamo organizzato “Ipla: porte aperte al cambiamento”, un’intera giornata di accoglienza del pubblico e di dimostrazione delle attività scientifiche.
● Nel 2015 si è svolto “Adotta un bosco” con alcune classi della Scuola Elementare Gaspare Gozzi di Torino che hanno piantato un centinaio di alberi.
● Nel 2015 si è svolta la giornata porte aperte “IPLA a cavallo” per mostrare le attività dell’Istituto, nella quale abbiamo trasportato in giro per la tenuta i cittadini in carrozza.
● Nel 2015 abbiamo organizzato: “Un tuffo nel miele”, un percorso sensoriale nei gusti e profumi dei diversi mieli piemontesi.
● Nel 2016 ha fatto visita in IPLA una delegazione del Touring Club Italiano.
● Nel 2016 si è tenuta in collaborazione con il Parco di Superga la settimana del Piccolo Guardiaparco con una trentina di bambini delle elementari ospitati nella tenuta per fare attività in campo ambientale.
● Nel 2017 abbiamo organizzato “IPLA porte aperte – Un giorno per gli Alberi”.
● Nel 2017 si è svolto il concorso fotografico Salva.Guardando che ha coinvolto circa 150 studenti che hanno utilizzato la nostra tenuta come ispirazione per i loro scatti.
● Nel 2018 in una due giorni con la scuola elementare Elsa Morante di San Mauro sono state messe a dimora da 50 allievi oltre 100 piante di latifoglie autoctone.
● Abbiamo aperto l’Istituto per lezioni ai ragazzi, dalle elementari alle medie fino alle scuole superiori, facendo numerosi eventi didattici.

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“Le ONG vedranno l’Italia solo in Cartolina” sbraita il ministro di tutto nonché Presidente del Consiglio in pectore, che nega l’esistenza di torture agli 800.000 migranti “ospitati” nei lager libici malgrado le migliaia di foto, immagini e prove di ogni genere.
Tutto lasciato nelle mani della guardia costiera libica che diviene l’unica responsabile dei soccorsi o supposti tali.
Il risultato è visibile e limpido: 220 morti in una settimana e oggi altri 100 dispersi.
Nessuno li può soccorrere (nessuno li deve soccorrere!) e noi italiani brava gente siamo complici – non silenti ma attivi – di questa strage.
Complici letteralmente, non per inerzia o per indifferenza. Complici per aver messo in atto azioni che favoriscono la morte di queste persone. Persone, ripeto. Persone.
Si può sorridere, dire che non è vero, che sono buonista (che non si capisce come è divenuto un insulto), che vengono qui che è una pacchia, che fanno gite in nave a spese nostre, che portano malattie, dire che non c’è spazio per qualche centinaio di migliaio di migranti in una Europa che ha mezzo miliardo di persone.
Mentre lo dite, o anche solo lo pensate, siete diventati “la banalità del male”.
Non è tempo di silenzio, è tempo di far sentire che esiste (perché esiste!) un’altra Italia e un’altra Europa.
Firma per WelcomingEurope!
Per firmare:
https://welcomingeurope.it/news/firma/

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+EUROPA
Io dico che ce la possiamo fare.
Anzi, io dico che dobbiamo farcela

ManiUe

Nelle peggiori vicende della storia recente, parlo ad esempio dei periodi che hanno preceduto fascismo e nazismo, una delle caratteristiche di chi aveva compreso i rischi che si avevano di fronte era la divisione.
Da una parte i sostenitori del regime, nel mezzo una moltitudine pronta a sostenere acriticamente l’uomo forte, dall’altra le divisioni di chi aveva compreso.
Oggi non possiamo far paragoni o paralleli banali dato che nulla si ripete uguale. Non c’è dubbio tuttavia che oggi, chi avverte il pericolo e chi auspica strade differenti da quelle che paiono essere maggioritarie è diviso. Così diviso che perfino il nostro progetto politico di +Europa vacilla malgrado, possiamo dirlo con cognizione di causa, abbia individuato con perfetta precisione qual è il punto centrale della divisione netta tra chi immagina Paesi chiusi su loro stessi (protezionismo, nazionalismo, xenofobia) e chi sogna un’Europa dei popoli aperta, capace di rispondere unita alle sfide del futuro, in politica estera come sulle politiche del welfare, in politica economica come sui provvedimenti ambientali, sui diritti civili e sui diritti umani, compresi ovviamente quelli dei migranti.
Non un’Europa chiusa solo sullo spread e sul pil (pur importanti per carità!). Non un’Europa economica e basta. Lo abbiamo ripetuto più volte: non è possibile fermarsi ad un’Europa che è un gigante economico e un nano politico. Dobbiamo conquistare l’Europa della speranza, dei diritti, delle libertà, della democrazia e della partecipazione, senza abbattere quanto fin qui costruito. Dobbiamo costruire la cittadinanza europea nella federazione europea.
Io ritengo che +Europa possa essere un utilissimo strumento politico e di azione politica. Uno strumento che deve divenire progetto politico e soggetto politico. Che non sia facile è sotto gli occhi di tutti, come lo è stato per coloro che in altri momenti della storia si sono trovati dinanzi simili sfide. E’ evidente che vi sono approcci diversi, idee diverse, strategie diverse e anche analisi diverse, ciascuna è da rispettare. E’ evidente che queste prospettive diverse si intrecciano ai rapporti umani di chi magari per una vita ha lavorato fianco a fianco. E’ altrettanto evidente – a mio avviso – che dobbiamo insieme trovare la strada da percorrere.
Non faccio ricostruzioni di questi mesi che sarebbero parziali e metterebbero nero su bianco la mia verità, che non corrisponde certo alla Verità. Io voglio arrivare all’obiettivo e non mi interessa lasciare il cerino della sconfitta in mano a questo o quello; mi interessa piuttosto ottenere il risultato perché ritengo sia ancora possibile e sia necessario per dare uno spazio di azione a tanti cittadini che in questo Paese non sono disposti a chinare la testa di fronte alla follia collettiva che pare sommergerci. Per questo da qui, da Torino (come da altri luoghi d’Italia e d’Europa), settimana dopo settimana, riunione dopo riunione, abbiamo tentato di far sentire la voce di chi ritiene che questo progetto sia da far nascere e crescere. Un progetto che potrà nel tempo trasformarsi e modificarsi ma che entro il 30 giugno penso debba vedere la luce. Un progetto che deve guardare a mio avviso anche fuori dai confini nazionali, con un’ambizione grande che non deve essere rivolta alle sole scadenze elettorali ma essere alimentata dalla Politica, quella con la P maiuscola che guardi alle riforme liberali e federaliste, democratiche e laiche, in Italia e negli altri paesi europei. Un soggetto politico che non deve divenire una copia di Radicali Italiani o di Forza Europa che potrebbero e dovrebbero proseguire le loro campagne e le loro lotte, rafforzando il loro patrimonio di militanza e di idee.
Ritengo che chi pensa – legittimamente ci mancherebbe – che la responsabilità siano di altri, degli altri, di Radicali Italiani, di Forza Europa, di CD o altri ancora, sbagli. Ritengo che sia non solo legittimo ma doveroso che ciascuno di noi faccia proposte e accetti che quelle stesse proposte siano criticate, emendate e cambiate. Ritengo che i disaccordi venuti alla luce siano normali e non possano essere semplicemente letti come la volontà o non volontà di andare avanti dato che quasi tutti (tutti noi che abbiamo dato vita alle Liste di +Europa con Emma Bonino) abbiamo ribadito in più occasioni la volontà di andare avanti. Tra noi tutti non ci sono sabotatori per intenderci. Quando si vuole costruire qualcosa di grande non si può aver la pretesa di individuare la risposta rapidamente, anche se i tempi della politica non possono essere elusi. Occorre dialogo e confronto, anche aspro. Occorre avere la forza di cambiare idea e pazienza.
Noi ora dobbiamo dare corpo alla nostra responsabilità collettiva che deve scaturire dalla capacità di sostituire quel NOI e VOI che troppe volte sento con un semplice NOI.
Un NOI che sappia comprendere anche parziali diversità di analisi perché se pensiamo di stare ciascuno insieme solo ai propri “simili” saremo responsabili di una ulteriore frammentazione, che farà certamente felici coloro i quali vogliono chiudere porte e finestre dentro illusioni foriere di tragedie che abbiamo già visto.
Di inadeguatezze ne abbiamo dimostrate tante. Sicuramente è tardi ma io sono convinto che non sia affatto troppo tardi. Come ho già detto in una delle tantissime occasioni di discussione di Radicali Italiani sul tema, auspico una seduta fiume dell’Assemblea di +Europa con il comune obiettivo di trovare una soluzione per partire e che Emma faccia un passo avanti per darci una mano a sciogliere i punti di disaccordo.
Un abbraccio.

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