La serietà prima di tutto. Abbiamo condiviso un percorso da mesi; c’è chi ha espresso la propria disponibilità – tra questi il sottoscritto – e altri potrebbero farlo nelle prossime ore. Poi arrivano da Roma pressanti ‘consigli’ e si inverte la rotta di 180°? Io francamente credo che serva una svolta per Torino, anche nei metodi.
Le primarie non sono del Pd ma della coalizione e sono uno strumento per aprire un dibattito sulla città del futuro che vogliamo.
Vogliamo un’alleanza stabile con Milano per costruire progetti e programmi comuni? Io dico di sì. Vogliamo attivare finalmente la città metropolitana condividendo con i comuni della cintura progetti sulla sostenibilità ambientale, sul ciclo dei rifiuti, sui trasporti? Io dico di sì. Vogliamo da subito impegnare le strutture del nostro comune per individuare le priorità per l’utilizzo del Recovery fund? Io dico di Sì. Vogliamo mettere al primo posto le infrastrutture con la realizzazione della Metro 2 e dello scalo di Orbassano per non perdere le opportunità della TAV Torino-Lione? Io dico di sì. Vogliamo una città aperta, europea, che mette al centro le periferie? Io dico di sì. È necessario smetterla con proclami e promesse false agli elettori? Io dico di sì. Pensiamo che sia possibile con questi obiettivi costruire una alleanza strutturale con i 5Stelle? Io dico di no. Su questo da mesi chiedo ai cittadini di darci una mano perché dalla crisi spaventosa nella quale stiamo entrando ci usciamo solo insieme.
Su questi temi dobbiamo confrontarci apertamente e duramente se serve. Chiudere le porte alle primarie significa per Torino rituffarsi nel passato, un passato che dobbiamo superare.