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Macerata: +Europa sfila
con striscione “Ero straniero”
contro legge Bossi Fini

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La delegazione di +Europa guidata dal segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi, sta sfilando alla manifestazione antirazzista a Macerata con lo striscione della campagna “Ero Straniero”, la legge di iniziativa popolare su cui i Radicali hanno raccolto 90.000 firme. per superare la legge Bossi Fini: “una Normativa pessima che impedisce al nostro paese di includere e integrare attraverso il lavoro, mentre l’integrazione è il solo strumento che le nostre istituzioni hanno per governare il fenomeno dell’immigrazione garantendo diritti e doveri, maggiore sicurezza e legalità ai cittadini italiani e stranieri che sono nel nostro paese”, ha dichiarato Magi. “Oggi come Radicali Italiani, come +Europa, abbiamo scelto di di essere qui a Macerata perché crediamo che sia necessaria una risposta chiara e nonviolenta a chi soffia sull’odio per il proprio tornaconto elettorale e vuole far credere ai cittadini che non esistano soluzioni alternative all’intolleranza per affrontare l’immigrazione, e in questo modo condiziona anche i comportamenti delle persone”, ha concluso il segretario di Radicali Italiani, capolista nel Lazio di +Europa con Emma Bonino.

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“Bloccare la spesa pubblica
per cinque anni, il debito
scenderà sotto al 110%”
Intervista di Emma Bonino
al Sole 24 Ore

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1 febbraio 2018

Parla “al cervello e non alla pancia” in una campagna elettorale di promesse che sono “un’offesa all’intelligenza degli italiani”. Per Emma Bonino la posta in palio del volo è “la nostra credibilità” per restare nel gruppo di testa della UE.

Intervista di Emma Bonino al Sole 24 Ore, di Giorgio Santilli

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“Un programma per l’Europa
è quello della lista +Europa
con Emma Bonino”
Giorgio Napolitano al Corsera

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Intervista di Giorgio Napolitano al Corriere della Sera, 27 gennaio 2018
(di Antonio Polito)

«Gli scenari che leggo sul dopo voto sono spesso pure fantasticherie, formule senza fondamento costituzionale. Ho esperienza in materia, visto che mi è stato attribuito il merito o il demerito di aver fatto nascere un qualche “governo del presidente”, magari “tecnico”; e posso dire che una simile fattispecie non esiste. Il presidente non può inventarsi un governo perché dominus è il Parlamento; tutti i governi sono espressione della nostra democrazia parlamentare». Giorgio Napolitano, che pure ne ha viste tante dal 1948 ad oggi in diciotto campagne elettorali, appare preoccupato dai possibili esiti di questa. «Quando la politica non riesce a dare soluzione a una crisi, il compito del capo dello Stato si fa certo più difficile, ma sempre dentro il dettato e la prassi costituzionale. Egli è chiamato a svolgere quella “funzione di coagulo” di cui ha scritto Livio Paladin, facendo leva sulla sua autorità e saggezza. Ha un vincolo, e uno solo: dare l’incarico a chi mostri di poter ottenere la fiducia di una maggioranza. Poi decide il Parlamento, e quel che nasce è sempre un governo politico».

Se non si riesce a formare un governo, è possibile tornare subito alle urne?
«È un’ipotesi estrema che non ha senso ora prospettare. Tanto meno per esercitare una pressione indebita sul capo dello Stato. Sergio Mattarella agisce con il suo stile fatto di riserbo, prudenza e misura. Ogni tentativo di forzargli la mano sarebbe indebito e scorretto. Egli farà ogni sforzo perché nasca una soluzione, impiegando il potere di persuasione che è proprio del presidente».

Ma se decide il Parlamento, allora la corsa a chi arriva primo, in assoluto o in una coalizione, tra i candidati premier è solo una finzione?
«Peggio, è una totale mistificazione. Da quando in una legge elettorale è comparsa l’indicazione del capo del partito o della coalizione si è lasciato credere che il presidente del Consiglio sia eletto dal popolo invece che dal Parlamento, e tale ambiguità viene alimentata nell’opinione pubblica anche in questa campagna. Per di più non risulta in questo momento neanche un accordo interno alle rispettive coalizioni sul nome che intenderebbero, una volta insediato il nuovo Parlamento, indicare al capo dello Stato. Né vale a questo proposito che un partito proponga una rosa di nomi anziché uno solo».

Dopo il voto bisognerà cambiare di nuovo la legge elettorale?
«Penso che anche chi ha votato questa legge, con le gravi forzature che ricordiamo, sapesse che si trattava di una soluzione che non avrebbe retto a lungo. Ritengo che sia perciò nell’ordine delle previsioni oggettive tornarci su nella prossima legislatura. Anche se ciò aggraverà ulteriormente l’anomalia italiana, un Paese che nella sua storia repubblicana ha conosciuto più scioglimenti anticipati delle Camere, più leggi elettorali, più governi e più ministri di ogni nostro partner europeo».

Fin quando potrà durare il governo in carica?
«Il governo Gentiloni potrà continuare a operare fino a quando un altro governo si presenterà alle Camere e ne otterrà la fiducia».

Che cosa pensa della campagna elettorale appena cominciata?
«Si è nel complesso diffusa un’enorme cortina fumogena. I programmi che i partiti hanno delineato sono in larga misura indeterminati e inattendibili, e comunque non sono veri e propri programmi elettorali che per definizione dovrebbero avere un respiro di medio termine, cioè l’arco di una legislatura. Voi del Corriere li avete giustamente definiti, nell’insieme, “promesse senza futuro”, non facendo i conti con gli interessi reali dei contribuenti: ci si impegna contemporaneamente a tagli di tasse e ad aumenti di spesa, con quantificazioni risibili dei costi, senza chiarire le risorse di bilancio cui si intenderebbe attingere. E non vedo nessuna presa di distanza da questa corsa demagogica che coinvolge un po’ tutti».

La maggiore proposta di politica economica in circolazione è la flat tax. Che cosa ne pensa?
«Il tema di una drastica riduzione delle tasse è tornato in auge con la presidenza Trump negli Usa. Non parlo della incomparabilità di quella situazione con la nostra. Faccio però presente che il deficitario bilancio americano è anch’esso oggetto di preoccupazioni e di proposte di revisione in seno al Congresso».

C’è chi dice che in queste elezioni ci giochiamo l’Europa. Però anche i partiti più antieuropei come la Lega e M5S sembrano ormai aver lasciato cadere la proposta di uscire dall’Unione o dall’euro.
«Non basta davvero la gentile concessione che, per adesso, non si farà un referendum per uscire dall’Europa, quando da certe parti il discorso continua ad essere intessuto di rozze provocazioni, come l’incitamento a violare le regole di bilancio europee, oppure di continui passi avanti e passi indietro, di programmi in cui si afferma e poi si nega. Ogni oscillazione sul cammino di una maggiore integrazione europea, ora rilanciata da Macron, va nella direzione opposta all’interesse nazionale. Perché l’unico orizzonte di crescita e progresso dell’Italia è l’Europa. Un programma per l’Europa, indubbiamente rigoroso e circostanziato, risulta quello che caratterizza la lista +Europa presentata da Emma Bonino anche in autonomia rispetto alla coalizione di cui fa parte. In generale, è bene che all’interno dei maggiori raggruppamenti si esprima una offerta elettorale differenziata, tale da evitare il rischio più grave cioè, come ha detto il Presidente Mattarella, che gli elettori se ne stiano a casa e per qualsiasi motivo non vadano a votare».

Perché dobbiamo rispettare i vincoli europei di bilancio? Molti partiti sostengono che sono un freno alle potenzialità di crescita e al benessere dell’Italia.
«Le regole di sostenibilità dell’eurozona sono dentro i Trattati. Quello di Maastricht ha fissato parametri che è francamente impensabile violare. Ricordo poi che fu il Parlamento italiano nel 2012 a modificare l’articolo 81 della Costituzione sancendo l’obbiettivo dell’equilibrio di bilancio. Nello stesso tempo concordammo con le autorità europee un programma di graduale risanamento sulla base del Fiscal Compact. Non possiamo dimenticarlo. È questo il momento per portare avanti rigorosamente quel programma sfruttando la ripresa in corso, come ha sottolineato Draghi. Oggi nessun programma elettorale può in Italia qualificarsi in senso europeistico se non contiene risposte chiare su come garantire la netta tendenziale diminuzione del rapporto debito-Pil e su come qualificare la nostra spesa pubblica selezionandone le priorità. E invece, tra tante promesse di spesa, vedo che nessuno parla più di spending review».

Lei ha di recente scritto una prefazione agli scritti politici di Thomas Mann tra le due guerre. Pensa che anche oggi la democrazia in Europa corra un rischio Weimar?
«Non faccio assolutamente paragoni simili. Dico solo che le lezioni durissime di quel periodo dovrebbero insegnare qualcosa ai protagonisti della lotta politica dei nostri giorni. Ci sono oggi in Europa, in Paesi come Ungheria e Polonia, i segni di una grave regressione illiberale. E mentre in Europa risorgono i nazionalismi, l’amministrazione Trump rilancia il protezionismo. Nazionalismo e protezionismo sono nemici mortali della democrazia liberale e riformista. Mi ha confortato sentire la signora Merkel, di recente a Davos, mettere in guardia l’Occidente da questi pericoli». Dialogando con Massimo Cacciari lei ha di recente concordato con lui sull’«immeschinimento della politica».

Che si può fare, oltre a denunciarlo?
«Io penso che bisogna impegnarsi per formare nuove classi dirigenti, se si vuole tornare a una stagione alta della politica che rinnovi il rapporto tra istituzioni e cittadini, specialmente in Italia. È una missione alla quale vorrei dedicare le mie residue energie sapendo che si tratta di un’opera di lunga lena. Il luogo idoneo per quest’opera potrebbe essere una Fondazione, come quelle esistenti in Germania, volte a trasmettere l’esperienza storica di importanti personalità — leader politici, capi di Stato o di governo — e ad affrontare in chiave di ricerca, formazione ed elaborazione nuova i problemi di oggi e del prossimo futuro. Sono interessato e attivamente rivolto a far nascere qualcosa di simile in Italia».

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“Il futuro dell’Europa unita
è la partita più importante”
Lettera al Corsera

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“Fino a oggi la discussione elettorale è stata sull’abolizione di questo e quello e sulle promesse gratuite; a questo tormentone cerchiamo di sottrarci ricordando il debito pubblico da onorare e la necessità di bloccare la spesa pubblica che non sia per investimenti certificati. Spostiamo il piano della discussione: vogliamo che gli elettori possano decidere se preferiscono un paese chiuso in se stesso o un’Italia più europea in un’Europa più unita”.
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Immigrazione: la strage
di persone e diritti
che la nostra società
nasconde sotto il tappeto

Migranti in attesa di esser soccorsi a circa 20 chilometri dalla costa libica, 4 ottobre 2016 (ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)

Migranti in attesa di esser soccorsi a circa 20 chilometri dalla costa libica, 4 ottobre 2016
(ARIS MESSINIS/AFP/Getty Images)


Mi sono sempre interrogato senza trovare uno straccio di risposta interiore sul come fosse possibile che regimi feroci come quello nazista potessero acquisire il potere assoluto senza essere intaccati da una rivolta popolare degna di questo nome.

Era possibile non sapere quello che stava accadendo? Non si sapeva dei campi di concentramento, delle violenze, delle uccisioni, della strage di popolo in atto? Non si aveva la percezione del disastro che si stava compiendo e quello a cui si andava incontro? Mi sono sempre detto che fosse impossibile non sapere; forse non si aveva piena coscienza e conoscenza ma la sostanza doveva essere evidente a molti. E allora perché non si riuscì a far prevalere l’umanità, nel senso pieno del termine, contro la barbarie più feroce?

Nessuna storia si ripete uguale e i paralleli sono assolutamente impossibili e comunque impropri. Eppure la vicenda epocale delle migrazioni che stiamo vivendo mi ha fatto comprendere molto.

Allora la propaganda del regime condizionava le menti in modo massiccio. Oggi i mezzi di informazione sono molteplici e non esiste una mano unica che li guida ma le parole d’ordine di certa propaganda rimbalzano, se possibile, con efficacia ancora maggiore. Una propaganda che non ha una regia ma che si autoalimenta e lievita all’infinito grazie a parti importanti della politica e del giornalismo e con la gran cassa dei cosiddetti “Social”, modificando percezioni, stati d’animo, opinioni, reazioni e posizioni politiche.

Oggi mentre disquisiamo di immigrazione sono decine di milioni le persone che in Africa fuggono da guerre, carestie senza precedenti, violenze e fame (fame alla quale li abbiamo condannati anche grazie alle politiche protezionistiche europee). Solo una piccola parte di esse ha l’ambizione di trovare rifugio in Europa, a “casa nostra”. Solo una piccola parte mette a rischio la propria vita e la propria incolumità investendo tutti i propri averi per attraversare deserti alla mercé di organizzazioni criminali fino ad arrivare ai campi di concentramento della Libia, sopportando violenze e privazioni di ogni genere, per sperare di trovare una barca sgangherata che gli dia la possibilità di giungere sulle coste europee senza annegare o vedere annegare i propri cari.

In questi anni, in Africa, in Libia in particolare, e nel Mediterraneo si contano a decine di migliaia i morti, a centinaia di migliaia quelli che subiscono violenze, a decine di milioni i profughi. Il tutto mentre infuria una guerra in Siria che ha ucciso oltre 400.000 persone.

Marco Pannella parlava di un Olocausto in corso, facendo storcere il naso a molti proprio perché il parallelo riporta a vicende della storia che ciascuno di noi rifiuta intimamente di poter accettare o che rendono indigesto l’essere accomunati ai responsabili, anche indiretti, di tragedie di tale misura.

Eppure questa nostra società, tra chi volge lo sguardo altrove per vergogna o per fastidio e chi, a bassa voce o urlandolo alle folle, ritiene che sia cosa buona e giusta fermare chi scappa da una vita di orrori per salvaguardare il nostro benessere, dimostra pienamente l’assenza di umanità e di lungimiranza e prefigura il peggio. Questa nostra società sta abdicando ai valori che dice di voler conservare e promuovere e la faccenda più brutta è che non se ne sta accorgendo. Una società che preferisce condannare alle peggiori tragedie i suoi simili piuttosto che vedere la loro povertà, la loro sofferenza; piuttosto che tentare l’unica strada possibile che è quella della integrazione e dell’accoglienza. Strada difficilissima certo ma l’unica percorribile a mio avviso. Buonismo? Ragionevolezza!

La Storia ce ne chiederà conto tra breve, ne sono certo, e sarà un conto amaro da sopportare. Nel frattempo la cosa più atroce che possiamo fare è “non fare”. Per questo siamo in strada a raccogliere firme sul progetto di legge di iniziativa popolare “Ero Straniero” e a fare iniziative politiche per gli Stati Uniti d’Europa; perché vogliamo dare uno spazio alla speranza di una società capace di vedere un problema, cogliendo anche le opportunità e rifuggendo al contempo la tentazione di chi si limita a mettere sotto il tappeto la polvere per non vederla, fottendosene dei diritti umani e dei diritti più in generale. Quella polvere sono persone: sono uomini, donne e bambini.

Se siete indifferenti o avete speso più tempo a sostenere che il problema sono le ONG che, come dice il “Presidente” libico “hanno la pretesa di salvare i migranti” rispetto a quello investito a indignarvi e agire per contrastare la carneficina di uomini e di diritti in atto, siete purtroppo una parte del problema e non della soluzione.

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Boeri (INPS): “Non abbiamo bisogno di chiudere le frontiere. Al contrario, è proprio chiudendo le frontiere che rischiamo di distruggere il nostro sistema di protezione sociale”.
E ancora: “Se chiudessimo gli ingressi nei prossimi 22 anni avremo 73 mld di € in meno di entrate contributive e 35 mld in meno di prestazioni sociali con un saldo negativo netto si 38 mld di €”.
Si parla di miliardi di €!
Che ha da dire Brunetta che oggi sostiene l’esatto contrario senza sapere di che parla? E Salvini l’avvoltoio che sfrutta le paure degli Italiani? E Grillo?
Noi rispondiamo che ne siamo consapevoli e per questo siamo in strada a raccogliere firme su EroStraniero, la nuova legge di iniziativa popolare lanciata da Emma Bonino e da Radicali Italiani.
A voi la scelta su da che parte stare.

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Ipla: chiuso in attivo
il Bilancio 2016
e rinnovato per un anno
l’incarico a Igor Boni


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Nell’Assemblea ordinaria dei Soci nella quale l’Amministratore unico Igor Boni è stato confermato per un ulteriore anno alla guida dell’IPLA SpA, è stato approvato il bilancio 2016 che chiude con un attivo di circa 10.200 €. Durante l’incontro sono stati illustrati gli obiettivi raggiunti durante l’anno passato e le prospettive e criticità per l’anno in corso.

Nella “Relazione sul governo societario” presentata ai Soci, come previsto dalla recente riforma Madia, sono stati descritti gli strumenti adottati finalizzati al contenimento dei rischi di crisi aziendale. In particolare è stato illustrato il sistema di contabilità industriale adottato che consente di monitorare i conti mensilmente con tutti gli avanzamenti dei progetti, il Codice di comportamento dei dipendenti e il Piano triennale 2016-2018 anticorruzione e sulla trasparenza che riducono i rischi corruttivi e definiscono i comportamenti virtuosi da seguire, il sistema di accesso agli atti per tutti i cittadini nonché la sezione “Società trasparente” del sito istituzionale dell’Istituto e il nuovo Manuale di procedure interne che, anche per gli acquisti sottosoglia, impone la verifica sul mercato dell’offerta migliore e definisce tutti i livelli di responsabilità nella procedura da adottare.

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(Uno scatto dell’incontro all’Ipla tra l’Assessore della Regione Piemonte Alberto Valmaggia, l’Amministratore Unico dell’Agenzia Veneta per l’Innovazione nel Settore Primario (ex Veneto Agricoltura), l’Ing. Alberto Negro e il Dott. Giustino Mezzalira (Direttore Sezione Ricerca e Gestioni Agroforestali) con i quali abbiamo parlato di politiche forestali interregionali, nazionali ed europee e di possibilità di collaborazione tra le nostre strutture)

Dichiarazione di Igor Boni, Amministratore Unico dell’IPLA

Il 2016 chiude in attivo ed è una buona notizia che non era scontata. Si tratta del quarto anno consecutivo nel quale l’IPLA è di nuovo in carreggiata rispetto ai conti, dopo le gravissime difficoltà di bilancio del 2011 e 2012 e la cassa integrazione in deroga che per 15 mesi – nel 2013 e 2014 – ha colpito tutti i dipendenti. Prosegue un percorso virtuoso che abbiamo intrapreso dal 2014, che dimostra che è possibile gestire una Società partecipata in modo trasparente ed efficiente, lasciando fuori dalla porta clientele, favori, rimborsi gonfiati e tutto quanto ha contribuito a fare di alcune partecipate un problema da risolvere più che una risorsa. L’urgenza attuale è individuare un nuovo progetto di riforma strutturale da realizzare, per dare stabilità a una situazione ancora precaria ed è su questo che vogliamo lavorare in questa annualità, oltre che sull’ampliamento delle nostre commesse che possono dare sostegno concreto alla Regione nei tanti ambiti di studio e ricerca che seguiamo. Permangono le difficoltà legate ad un capitale sociale troppo esiguo e ad una burocrazia che tende ad aumentare inserendo nuovi lacci e nuovi ostacoli, piuttosto che ridursi e migliorare la dinamicità che sarebbe necessaria.
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Assad all’Aja!
Per una Siria
libera e democratica

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“Assad all’Aja! Per una Siria libera e democratica” è il titolo dell’appello lanciato da Radicali Italiani e rivolto a tutti i cittadini, i Governi e alle Nazioni Unite affinché nella guerra in Siria si faccia trionfare la pace attraverso la giustizia.

L’appello, che può essere firmato sul sito di Radicali Italiani, chiede che tutti i criminali di guerra, del regime al potere o dei suoi oppositori, siano deferiti davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e processati per crimini contro l’umanità. Chiede inoltre il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti del presidente Bashar al-Assad e di altri che potrebbero essere coinvolti nell’ordine o nell’esecuzione di crimini di diritto internazionale.

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“Le centinaia di migliaia di morti e i milioni di profughi segnano la peggiore tragedia umanitaria, umana e civile della storia recente”, dichiarano il segretario di Radicali Italiani Riccardo Magi e Igor Boni, membro della Direzione nazionale. “Un massacro al quale il mondo occidentale non ha saputo far fronte e che è divenuto in realtà pretesto per trasformare la Siria in un campo di battaglia e di alimentazione di bande terroristiche, dove si sono scontrati e si scontrano gli interessi di molti. In particolare l’azione di Putin e della Russia, a sostegno del regime violento e sanguinario di Assad, hanno peggiorato di molto una situazione che era già di per sé gravissima. Noi crediamo da anni che il filo da tirare per uscire dalla guerra sia quello richiamato dal motto “Non c’è pace senza giustizia”. Con questa convinzione profonda offriamo alla comunità internazionale e a tutti i cittadini uno strumento per dare soluzioni durature per un angolo di mondo che non potrà certo tornare a una parvenza di normalità a suon di bombe e distruzioni e non potrà di nuovo essere governato dal dittatore Assad. Uno strumento che speriamo faccia proprio immediatamente il Governo italiano e l’Europa stessa”, concludono Magi e Boni.

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Di seguito il testo dell’appello:
Circa 400.000 morti e milioni di profughi nella peggiore guerra della storia recente. Come in Bosnia venti anni fa, quella in corso in Siria non è una “guerra civile” ma è una “guerra ai civili”, una sistematica opera di massacro della popolazione iniziata e attuata da un dittatore, Bashar al-Assad, che è disposto a tutto pur di mantenere il proprio potere.

Noi cittadini d’Italia, d’Europa e del mondo, noi organizzazioni per la difesa dei diritti umani e civili, diciamo, innanzitutto, BASTA! Basta con il silenzio, basta con l’indifferenza, basta con la rassegnazione. Basta con una realpolitik che ha contribuito a distruggere un intero Paese. Il regime sanguinario siriano deve finire, non certo per dare in mano la Siria a nuovi tagliagole o a terroristi; i cittadini siriani hanno il diritto a una democrazia e a un governo scelto tramite libere elezioni.

Assad e tutti i criminali di guerra, del regime al potere o dei suoi oppositori, devono essere deferiti davanti alla Corte Penale Internazionale dell’Aja e processati per crimini contro l’umanità.

Deve essere attuato il congelamento dei beni patrimoniali nei confronti del presidente Bashar al-Assad e di altri che potrebbero essere coinvolti nell’ordine o nell’esecuzione di crimini di diritto internazionale. Mai come ora per la Siria e per il mondo intero vale il motto “Non c’è pace senza giustizia!”

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Ipla all’avanguardia
per la trasparenza
e per tutti i dati pubblicati

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Come ogni anno IPLA SpA ha proceduto all’aggiornamento e alla pubblicazione di tutti i dati richiesti dalla normativa sulla trasparenza e contro la corruzione, consultabili liberamente sul sito istituzionale dell’Azienda www.ipla.org

Ad oggi sono on-line nella sezione “Società trasparente”, tra le altre informazioni: la nuova versione del “Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza 2016-2018”; il “Codice di comportamento dei dipendenti”; le relazioni del “Responsabile della corruzione” e quella dell’Organismo Indipendente di Valutazione (OIV) in merito alla completezza dei dati resi disponibili; le modalità per effettuare l’accesso civico con indicazione del responsabile e l’email dedicata; – i compensi annuali e rimborsi mensili dell’Amministratore Unico; le spese di rappresentanza dell’Azienda; la dichiarazione dello stato patrimoniale e dei redditi dell’A.U. e di tutti i parenti fino al secondo grado; i compensi del Direttore f.f. (non ci sono dirigenti); il costo del personale e i tassi di assenza del personale dal 2014 ad oggi suddiviso per trimestri; i contratti collettivi e l’integrativo aziendale; la tabella dei consulenti e collaboratori dal 2014 ad oggi con nome, importo, durata, oggetto e curriculum dell’assegnatario; le delibere di affidamento degli incarichi e degli acquisti; i bandi di gara attivi e la tabella riassuntiva degli affidamenti passati con cifre, periodi e aziende partecipanti e vincitrici; gli atti di concessione dell’Istituto su mandato regionale nell’ambito della valorizzazione del patrimonio tartufigeno; i bilanci annuali integrali dal 2008 ad oggi con le relazioni annuali e semestrali sull’andamento aziendale.

Dichiarazione dell’Amministratore Unico Igor Boni:
Dal luglio 2014, quando ho iniziato questo incarico, ho dedicato molta attenzione ai temi legati alla normativa sulla trasparenza. Le società partecipate, che per molti versi con ragione sono state additate come uno dei punti dolenti dell’Amministrazione pubblica, devono dimostrare che è possibile operare nel massimo della trasparenza e della correttezza, fornendo ai cittadini tutte le informazioni sull’andamento dell’Azienda e sulle modalità di gestione del denaro pubblico. Ciò è utile anche per evitare di fare generalizzazioni con il rischio di buttare tutto al macero. Noi vogliamo fare la nostra parte in questo senso, ponendo una attenzione sempre maggiore al rispetto rigoroso delle norme, anche se, occorre dirlo, non si può non rilevare una difficoltà nell’ottemperare a obblighi che cambiano e si modificano assai di frequente e rendono sempre più gravosa questa incombenza in termini di tempo e di denaro da investire”.

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