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(convegno del 20 giugno 2015 “a sinistra nel PD” alla Gam di Torino con Gianni Cuperlo e Roberto Speranza – foto Piero Chiariglione su Facebook)

Sarà perché sono abituato a confrontarmi sulle idee con chiunque senza infingimenti di sorta ma l’opportunismo mi colpisce e mi sorprende sempre. Mi ha sorpreso quando masse di anti-renziani si sono trasformati in renziani e ora si vedono le avvisaglie di masse di renziani pronti a tornare anti-renziani. Meglio però aspettare ancora un po’ per vedere come va a finire, chissà che Renzi riprenda a pieno le redini del gioco e poi decidiamo…
Se da una parte Matteo Renzi è riuscito nella gestione del partito a voltare pagina a livello nazionale, nel bene e nel male, non così è accaduto a livello regionale.
Certamente in Piemonte – ma probabilmente anche in molte altre regioni o forse in tutte – il cambiamento non s’è visto.
Dire che tutto è rimasto intatto come prima sarebbe troppo banale; semplicemente la maggioranza dei dirigenti piddini di prima si è comodamente posizionata nel battello renziano mantenendo inalterati metodi e dinamiche che sono vecchi e dannosi.
E’ cominciato da tempo – l’ultima tornata elettorale amministrativa lo ha solo portato finalmente alla luce – un percorso di inconsapevole autodistruzione che vede le componenti interne come principale nemico: convegni organizzati in contemporanea gli uni contro gli altri, candidati sindaci che vincono le primarie che sono contrastati in fase elettorale da chi le ha perse, sindaci eletti che si cerca di disarcionare dall’interno dopo due settimane. Presi dalla bagarre non si scorge più la dinamica complessiva.
Fermatevi un momento ad osservarla e giudicatela con distacco.
Quindi io credo occorra subito una soluzione di continuità che non è semplicemente la rottamazione dei vecchi dirigenti; ogni tanto i giovani sarebbero da rottamare più dei vecchi. Occorre rottamare un modo di fare politica che non solo non è più attuale ma è stato foriero di una parte importante dei disastri italiani.
Di che parlo? Parlo di clan delle preferenze; parlo di cooptazione di amici e di amici di amici; parlo di clientele che non necessariamente sono illecite ma certamente sono un male per la nostra politica.

I consigli si danno a chi li chiede ma ogni tanto meglio forzare la mano. Per questo mi permetto di dire al Segretario regionale del PD piemontese alcune cose:
1) direzione straordinaria da convocare subito con all’ordine del giorno l’analisi di quanto accaduto in Piemonte alle elezioni e confronto aperto riguardo alla lotta tra correnti che sta avvenendo senza alcuna visione politica;
2) proposizione in Consiglio regionale di una legge uninominale e maggioritaria che spazzi via le preferenze: così facendo di avrebbe una nuova classe dirigente nel giro di pochi anni;
3) sul piano della legalità e della trasparenza smettere di parlare ed agire presentando il progetto di legge “Piemonte trasparente” elaborato con i Radicali e costringendo tutti gli amministratori e i nominati a rispettare la legge (oggi così evidentemente non è).
E dato che sono in vena di consigli, due li mando anche a Matteo Renzi:
1) in una dinamica elettorale tripolare dove due dei tre poli vedono come obiettivo la vittoria sul PD non sarebbe meglio una riflessione aggiuntiva su una legge elettorale, l’Italicum, che manda al secondo turno le due liste più votate? In questo caso (Venezia e Venaria insegnano) il PD che prende più voti al primo turno potrebbe essere battuto nel secondo dalla seconda arrivata (5stelle o Lega) sulla quale convergono i voti contro il PD. E se il voto si trasforma in un referendum per o contro il PD, il PD perde sempre. Giusto per dire che non credo come la Boschi che questa legge elettorale ce la copieranno in tutto il pianeta. E l’ho detto e scritto in tempi non sospetti: l’uninominale maggioritario è la soluzione.
2) mettere mano ai partiti regionali significa, da Statuto, non escludere commissariamenti dove l’intrico di interessi, correnti, malaffare o altro sia ormai indistricabile. Occorre pensare anche a questo se si ha l’obiettivo di cambiare verso o addirittura, se serve, di resettare un intero sistema.