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Ipla, ad un anno dall’incarico
buoni risultati e nuovi obiettivi

5-12-2014 giornata per la terra ipla1

Esattamente un anno fa sono stato nominato Amministratore Unico di IPLA SpA.
Sono stati 12 mesi faticosissimi, lunghissimi e stressanti ma certamente anche molto istruttivi. Quando ho cominciato mi sembrava che i problemi da affrontare fossero così grandi e così tanti da rendere quasi impossibile un risultato positivo. Eppure, di nuovo, ho visto che la volontà, la coesione, la costanza e l’impegno possono fare molto. Parlo di una squadra, non solo della mia azione.
Oggi ci sono ancora molte difficoltà davanti a noi e non dobbiamo abbassare la guardia procedendo speditamente verso ulteriori conquiste, sia dal punto di vista della riorganizzazione interna sia per quanto riguarda la creazione di una nuova struttura che possa superare criticità del passato e dare stabilità in futuro.
Oggi IPLA ha una immagine che finalmente corrisponde alla realtà. Non siamo la migliore delle aziende possibili e non siamo perfetti, tuttavia certamente svolgiamo con impegno un lavoro che su molti campi è strategico per la nostra Regione e fondamentale per la promozione di produzioni sostenibili e dei territori rurali e montani
Come spesso accade quando non c’è nulla da perdere, come un anno fa, tutto diviene paradossalmente più semplice anche se è maledettamente complicato. Oggi però dobbiamo (devo) proseguire il percorso di riforma perché non potremo dire di avercela fatta davvero senza aver conquistato un nuovo inizio. Sarà la parte più difficile del lavoro ma ce la metteremo tutta.

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(nella foto la copertina del numero Zero del Mensile Fuori! del dicembre 1971)

1971, a Torino nasce il FUORI (Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), federato al Partito Radicale dal 1974. Quella rivendicazione di diritti, a viso aperto, ha prodotto in questi decenni enormi passi avanti e l’arrivo di tanti compagni di strada in questa lotta di ragionevolezza. Eppure dopo la bellezza di 44 anni non c’è ancora il riconoscimento delle unioni civili e il matrimonio omosessuale. Abbandoniamo finalmente riflessi conservativi e opportunismi politici e facciamo insieme questa riforma che ci avvicina agli stati democratici e ci allontana da quelli teocratici.

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C’è un solo referendum che avrebbe senso fare in questo frangente pericolosissimo: una consultazione popolare di tutti cittadini dell’attuale Europa – il primo referendum a valenza europea – per chiedere se sono o meno d’accordo con gli Stati Uniti d’Europa.
Una specie di referendum costituente per chiedere se si è o meno d’accordo con una politica estera e di difesa comune, un esercito comune, una politica fiscale comune, una politica dell’immigrazione comune, una politica ambientale comune.
Sarebbe una risposta adeguata ai tempi invece di inseguire stupidamente l’illusione di Tsipras come fanno tanti politicanti italiani o le politiche burocratiche dei governi europei (tedesco innanzitutto) che nel recente passato hanno fornito compiti impossibili alla Grecia (che nessuno di loro sarebbe stato in grado di eseguire a casa propria) creando di fatto i presupposti della deriva attuale.
Se si riuscisse a fare un salto in avanti con la creazione di un unico stato europeo di stampo spinelliano e federalista conquisteremmo altri decenni di pace e benessere, altrimenti lo sfilacciamento lento ma continuo e inesorabile dell’attuale Europa, in concomitanza con i colpi di coda del gigante russo, può prefigurare il peggio. Parlo proprio del peggio.

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