fassino grantorino-anteprima-400x293-319796

Da mesi vado dicendo che il caso Venaria è un campanello d’allarme evidente di come può finire al secondo turno un candidato del Partito Democratico contro un candidato dei 5 stelle (poco importa chi sia). Ritengo che immaginare a Torino lo stesso percorso – pur con dinamiche nel PD completamente differenti – non sia da folli visionari. Un candidato come Fassino che arrivasse nettamente davanti al primo turno rischierebbe comunque la sconfitta nel secondo turno dove elettori per nulla affini ai 5 stelle potrebbero convergere sul candidato grillino contro l’attuale sindaco. In una elezione al secondo turno chi è contro il PD è maggioranza rispetto a chi è a favore; e anche sull’Italicum una riflessione Renzi è meglio che la faccia. La soluzione potrebbe essere di portare a casa la vittoria subito, superando al primo turno il 50% ma le dinamiche elettorali attuali e le liste a sostegno del candidato sindaco non sono più le stesse di 5 anni fa e questa eventualità diviene molto più complicata.
Sono convinto che questo rischio sia entrato finalmente nelle stanze di via Masserano dove per troppo tempo si è andati avanti facendo finta di nulla, come non fosse necessario, dopo molti anni, una soluzione di continuità nei metodi e nella gestione del potere. E sono convinto che lo stesso Fassino veda questo rischio non come una eventualità difficile ma come qualcosa di concreto.
Ora il problema è quello di comprendere cosa si dovrebbe fare. Mi permetto di dire, da iscritto al Partito Democratico, che di questo ci si sarebbe dovuti occupare a tempo pieno da anni perché è evidente a tutti che lo stravolgimento innescato da Renzi nel Partito romano non ha avuto medesimi effetti di riforma nelle periferie e tanto meno in Piemonte. Da molto penso sia urgente rottamare non le persone ma un metodo politico. Essendo convinto che siamo arrivati alla fine di un’era, la scelta è tra avere la forza di produrre un’alternativa all’interno dell’attuale schieramento che governa la città o vedere quella forza arrivare dall’esterno. Se in questi ultimi mesi, guidati dalla consapevolezza che questa analisi sia corretta, si troverà l’energia per divenire altro da quello che si è stati nel passato si aprirà in concreto la possibilità di governare per altri lunghi anni questa città e questa Regione. Se viceversa si proseguirà come nulla fosse nel gioco suicida delle correnti e delle correnti di correnti, degli equilibri di potere basati su logiche partitocratiche, allora con ogni probabilità arriverà la sconfitta che produrrà essa stessa la fine di un periodo politico che, per inciso, ha modificato di gran lunga la città in meglio.
Per chiarire: non credo che il problema sia candidare Fassino o un altro candidato più giovane o più simpatico ma aprire le porte ad un cambiamento che ad oggi non è arrivato nemmeno sul pianerottolo e che è necessario non al PD ma alla nostra Regione e alla nostra Città.