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Politica locale

Adotta un bosco. L’Ipla con i bambini
per imparare a piantare alberi
Tutta la cronaca, le foto e i disegni

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Il 14 aprile all’IPLA abbiamo organizzato “ADOTTA UN BOSCO”. Oltre 20 bambini di una terza elementare della Scuola Gaspare Gozzi di Torino sono venuti a piantare decine di alberelli per costituire un nuovo bosco di latifoglie. Ecco i loro disegni fatti nei giorni successivi.
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Per quanto mi riguarda sono bellissimi. C’è felicità e soddisfazione di aver fatto qualcosa di bello e interessante. C’è luce, la stessa che molti avevano nei loro occhi. Ci sono gli attrezzi del mestiere.

Piantare un albero è un atto d’amore che tutti dovrebbero provare a fare; un modo per lasciare un segno del proprio passaggio nel lento accrescersi del legno, anno dopo anno, anello dopo anello. Giovani cortecce, fragili e sottili, diverranno spesse e dure, proprio come accadrà a ciascuno dei piccoli boscaioli che ci hanno aiutato. Ancora un grazie alla Direttrice e alle maestre della scuola.

Ed ecco la cronaca della bella giornata passata insieme, foto per foto:

14 aprile ore 9.43
Oggi all’IPLA c’è “ADOTTA UN BOSCO”. I bambini di una classe III della Scuola Elementare Gaspare Gozzi pianteranno un nuovo bosco di oltre 100 piante. Eccoli all’arrivo in Istituto accompagnati dal Dott. Terzuolo. Lo stanno sommergendo di domande.
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ore 10
Giovani forestali pronti a rimboschire. Carpini, ontani, ciliegi a grappoli, cerri, aceri, biancospini pronti per essere posti a dimora.
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ore 10.07
Pronti a partire! I tecnici dell’IPLA spiegano cosa è come fare. Pacciamatura, pane di terra, sostegni, retina di protezione, i nomi delle specie forestali. Curiosità e interesse per un mondo che non si conosce ancora. La magia di un bosco che crescerà.
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ore 10.25
Tre squadre sono entrate nell’area da rimboschire. C’è grande eccitazione. È il momento di scavare….ipla 14-4-2015-17

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ore 10.36
Ci siamo. Nasce un nuovo bosco. I bimbi si contendono i lavori.
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ore 11
Non ho resistito: uno l’ho piantato anche io.
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ore 11.18
ADOTTA UN BOSCO all’IPLA. Nei giovani lavoratori affiora un po’ di stanchezza.
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ore 11.28
Nasce il nuovo bosco di latifoglie.
Ed è un’emozione.
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ore 11.45
Fine delle operazioni. Tutto e’ andato bene. Qualche graffio e qualche livido, tanta terra sui vestiti. È il destino dei boscaioli, anche di quelli piu giovani.
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Oltre 60 giovani alberi piantati. Ora il meritato riposo.
Grazie alla Scuola elementare Gaspare Gozzi in attesa che comune di Torino e Regione Piemonte comprendano il valore didattico della struttura dell’IPLA, una palestra sull’ambiente a un passo dal centro della città.
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Ipla riduce del 12% i costi del personale
E’ la prima fra le partecipate regionali

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L’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA SpA), in seguito alla entrata in vigore della Legge regionale 1/2015, che impone alle società partecipate regionali di approvare entro giugno 2015 un piano di riduzione del personale, annuncia di averlo già predisposto e attuato.
Il numero di dipendenti, che a metà del 2014 era di 48 unità (54 nel 2012), è oggi sceso a 43 unità, comprensive dell’Amministratore Unico della Società che è dipendente della stessa in aspettativa.

Il risultato è stato ottenuto grazie a due incentivi al pensionamento e stipulando un accordo con altri tre dipendenti (e le relative sigle sindacali di appartenenza) per l’accompagnamento al raggiungimento dei requisiti pensionistici.

Dichiarazione di Igor Boni (Amministratore Unico):

“Con questo provvedimento straordinario abbiamo ridotto i costi del personale della società di circa il 12%, presentandoci più leggeri alla nascita della nuova struttura nella quale i dipendenti dell’IPLA confluiranno insieme agli operai e impiegati forestali della Regione Piemonte. Abbiamo deciso di rispondere prontamente a quanto avevamo previsto nel documento di programmazione consegnato in ottobre alla Giunta, anticipando i tempi rispetto a quanto richiesto dalla legge regionale 1/2015, consapevoli che l’ottimizzazione dei costi è il primo cardine della struttura che si sta costituendo.

il supporto che da anni IPLA fornisce alla Regione sul Programma di Sviluppo Rurale e sulla pianificazione forestale e territoriale sarà messo a disposizione del nuovo soggetto per il rilancio dell’agricoltura regionale delle filiere e dei territori rurali e montani “.

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Con le forze di Ipla e forestali
nasce l’Agenzia regionale
delle foreste e del territorio

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Da quando ho assunto l’incarico di Amministratore Unico dell’IPLA ho avuto chiaro che l’obiettivo era quello di individuare una strada di riforma che potesse garantire la continuità del lavoro e del contributo tecnico che abbiamo dato in un nuovo contesto societario e in una nuova realtà sociale, territoriale e legislativa.
L’esigenza deriva dalla necessità di adeguare la nostra struttura, dopo 35 anni di vita, alle nuove esigenze della Regione e alle nuove norme europee e nazionali.
Con la Giunta Chiamparino fin da subito abbiamo proposto di ragionare concretamente sulla costruzione di un nuovo ente, di un nuovo contenitore, che mettesse insieme due realtà (quella legata ad operai e impiegati forestali con IPLA SpA).
L’assessore al Bilancio Aldo Reschigna non solo ha recepito tale proposta facendola propria ma ha dato chiare indicazioni su come procedere ed è per questo che oggi, dopo mesi di intenso lavoro, siamo arrivati ad una svolta.
L’approvazione della legge 67/2015 (Provvedimenti per la riqualificazione della spesa regionale) ieri da parte del Consiglio regionale contiene al suo interno un articolo nel quale si impegna la Giunta, entro il prossimo giugno, alla creazione dell’Agenzia delle foreste e del territorio della Regione con i dipendenti di IPLA e gli operai e impiegati forestali è il primo passo fondamentale per arrivare all’obiettivo.
Alla fine dell’ottobre scorso, in coordinamento con i dirigenti e funzionari regionali competenti, abbiamo redatto un approfondito documento che delinea le ipotetiche linee d’azione della nuova Agenzia definendo un risparmio per le casse regionali che raggiunge annualmente i 3 milioni di euro entro pochi anni, anche grazie ad incarichi e progetti che potranno arrivare da altri committenti (una cifra senza dubbio significativa in questo periodo di ristrettezze economiche).
Se a tutto ciò si aggiunge il potenziale d’azione sulla protezione dal dissesto idrogeologico, il miglioramento della gestione forestale e dei vivai regionali, l’aumento di capacità di utilizzo dei fondi europei e il mantenimento, migliorandolo, delle azioni che IPLA svolge attualmente in campo ambientale e sulla pianificazione territoriale, credo si comprenda appieno la portata della riforma.
Oltre ad andare incontro alla necessità di ridurre gli Enti e a contenere la spesa si otterrà potenzialmente maggiore efficienza e migliori servizi in questo campo a favore dell’intera cittadinanza.
Un esempio che potrebbe essere seguito anche da altre realtà regionali che dovrebbe divenire volano per l’economia dei territori rurali, non in concorrenza con il mondo delle imprese e dei professionisti ma in piena alleanza d’intenti.
Se il risultato andrà in porto dipenderà da noi e dalla nostra volontà e capacità di cambiamento.
Alla fine del processo nulla sarà come prima e questo per me è un bene; i fasti del passato li ricorderemo con orgoglio senza troppa nostalgia se sapremo trovare nuovi ruoli al passo con le necessità dei tempi che cambiano.
In più il compito essenziale di gestire il 40% del territorio piemontese oggi coperto da boschi – spesso lasciato a sé stesso e al degrado – è essenziale, perché è da quei territori e da tutte le aree agricole che potrà arrivare una parte della spinta per l’auspicata ripresa economica della nostra Regione.
Con tali convinzioni ritengo che il nostro contributo sia essenziale e necessario e fino alla fine del mio incarico, ossia il 30 aprile 2015, mi impegnerò per portare a termine la transizione con successo.

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Cosa aspetta il Comune di Torino
a dare il via libera al nostro referendum
contro il consumo di suolo?

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(un’immagine dell’Open Day che si è svolto all’Ipla di Torino lo scorso 4 ottobre 2014 per informare i cittadini su funzioni e proprietà dei suoli e sui rischi del loro consumo senza adeguato controllo)

Dichiarazione di Igor Boni (Presidente Associazione radicale Adelaide Aglietta):
“Sono oltre 10 anni che ci battiamo affinché il tema del consumo di suolo diventi oggetto di azione politica e legislativa a livello nazionale e regionale e oggi non possiamo che essere contenti dell’annuncio dell’Assessore Giorgio Ferrero e di Sergio Chiamparino della volontà di presentare un testo di legge che miri alla protezione dei preziosi suoli piemontesi. Colgo l’occasione di questa giornata positiva per sollecitare con tutta la forza di cui sono capace il Consiglio comunale di Torino affinché finalmente venga dato il via libera al nostro referendum consultivo contro il consumo di suolo. Dato che, con di tutta evidenza, sono i Comuni con i loro piani regolatori che possono fare molto (nel bene e nel male) occorre che il capoluogo piemontese invii un segnale di attenzione. Il voto nella prossima primavera di questo referendum sarebbe l’occasione per cambiare verso anche sulle tematiche ambientali e darebbe l’occasione a molti cittadini di essere informati sulle funzioni e proprietà dei suoli. Si scoprirebbe così che un quarto della biodiversità del pianeta risiede nei suoli e che già oggi la cementificazione ha eliminato una parte importante di quelli più produttivi. Si scoprirebbe che una delle principali cause dei disastri dovuti alle piogge sono causati dall’erosione e dall’eccesso di edificazioni e cemento. Si scoprirebbe che il patrimonio di fertilità dei suoli è messo a rischio da politiche dissennate che per decenni hanno considerato il suolo un mero supporto da utilizzare e consumare senza pensare alle generazioni future.”

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Dissesto idrogeologico, dalla conta dei danni all’azione.
E contro il consumo di suolo propongo una legge

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Propongo alla Regione Piemonte di dotarsi di una legge contro il consumo di suolo, che sappia mettere al centro delle scelte relative alla pianificazione territoriale e allo sviluppo economico la salvaguardia della principale delle risorse che stiamo distruggendo: il suolo.
Una legge che imponga ai piani regolatori di prevedere il riutilizzo di aree edificate dismesse o degradate e che, in presenza di nuovo consumo di suolo, definisca criteri di “compensazione preventiva”.
Per compensazione preventiva – prendendo spunto da quanto proposto da Legambiente in Lombardia – intendo l’obbligo di provvedere prima al miglioramento di aree degradate, inquinate o che hanno perduto la loro funzionaità ecologica in cambio della copertura di nuovo territorio.
In assenza di queste azioni ex-ante chi coprirà il suolo dovrebbe pagare oneri aggiuntivi in base alla qualità dei suoli, per il danno subito dalla collettività, secondo il principio sempre valido di “chi inquina paga”.
I soldi così raccolti dai comuni devono essere utilizzati per “compensazioni ecologiche” (e solo per questo) capaci di ricostituire aree naturali, migliorare le funzionalità dei suoli in altri territori limitrofi e ricostituire corridoi ecologici.
Quando si parla di suolo si tratta di un elemento capace di assorbire enormi quantitativi d’acqua che vengono rilasciati alle radici lentamente garantendo l’approvvigionamento idrico e che riducono l’impatto dei fenomeni alluvionali.
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(Campioni di suolo piemontese usati a scopo di illustrazione per il numeroso pubblico convenuto all’Ipla spa di Torino durante l’Open Day che si è svolto lo scorso 4 ottobre)

L’aumento dell’impatto dei dissesti è dovuto certo a modifiche sulla qualità e quantità delle piogge ma anche ad una gestione del territorio che ha eliminato una parte rilevante dei nostri suoli sostituendola con cemento, piazzali, siti industriali, etc.
Se riduciamo i suoli disponibili a contenere l’acqua aumenta proporzionalmente il quantitativo che scorre in superficie e arriva nei fiumi aumentandone la portata e la forza distruttrice.
Quando parliamo di suoli dobbiamo sapere che sono anche un grande contenitore di carbonio organico.
Se i terreni vengono degradati il carbonio “mineralizza” e si trasforma in anidride carbonica che va in atmosfera ad aumentare l’effetto serra; se viceversa i suoli sono trattati in maniera conservativa avviene il contrario con una diminuzione dei gas serra nell’aria e una riduzione dei cambiamenti climatici in atto.
Quando calpestiamo un suolo siamo sopra ad una moltitudine di elementi nutritivi e alla porzione più grande della biodiversità del pianeta, fattori che garantiscono tra l’altro la crescita delle colture e alimentano ciascuno di noi.
E ancora, quando vediamo un suolo coperto da sostanze inquinanti – che provengano dall’agricoltura, dall’industria o dalle nostre case – dobbiamo sapere che esso agisce come un filtro nei confronti delle acque sotterranee trattenendo buona parte delle sostanze “cattive” e lasciando scendere l’acqua pulita.
Ce n’è abbastanza, mi pare, per dedicare finalmente a questa risorsa naturale l’attenzione che merita, smettendo di sconquassare, cementificare, depauperare, distruggere, asportare, eliminare, compattare, inquinare ….

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Vent’anni di lavoro all’Ipla
e cento giorni da Amministratore Unico

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Fa impressione, non c’è dubbio. Sono entrato all’IPLA SpA poco dopo la laurea e sono ancora qui, vent’anni dopo.
In questo lungo tempo ho visto una generazione di colleghi andare in pensione e a forza di sentirmi dire che ero giovane adesso non lo sono più. Per il Piemonte e non solo, abbiamo fatto molto dal punto di vista tecnico e delle conoscenze, ognuno per le sue competenze, e molto potremo ancora fare se riusciremo nell’impresa di costruire qualcosa di innovativo.
La settimana scorsa, come stabilito, abbiamo inviato alla Giunta regionale una valutazione tecnica ed economica sulla creazione di una nuova struttura, un “Agenzia delle foreste e del territorio” che sappia rispondere con maggiore efficacia alle esigenze che oggi vive il Piemonte.
Mentre scrivo c’è un’allerta meteo: rischia nuovamente di verificarsi un evento alluvionale di portata rilevante, proprio vent’anni dopo la terribile alluvione del 1994. Fermare questi eventi è impossibile. Ma possiamo ridurre i danni con una gestione accurata del territorio e con interventi mirati a partire dalle aree più vulnerabili. Le ultime conoscenze e le nuove tecnologie potrebbero darci una mano preziosa.
I dati di base spesso sono già a disposizione ma occorre, sostanzialmente a parità di risorse, ottimizzare gli sforzi per migliorare i risultati. Per questo credo sia necessario un “Piano straordinario regionale per il contenimento dei dissesti idrogeologici” che possa contribuire a ridurre gli effetti di tali eventi.
Il lavoro di chi opera sul territorio, nelle valli, sulle colline delle Langhe e del Monferrato, non potrà eliminare i problemi ma certamente potremmo invertire la tendenza di occuparci solo dei danni causati, concentrandoci finalmente sul meno visibile e preziosissimo lavoro di prevenzione, giorno dopo giorno. Lavoro questo che già oggi viene svolto, ma che potrebbe divenire molto più efficace.
Oggi compio anche 100 giorni da Amministratore Unico della Società anche se mi paiono molti di più. Siamo riusciti in poco più di tre mesi a rimettere in sesto le questioni legate alla sicurezza e alla trasparenza ma soprattutto abbiamo conquistato una strada percorribile di riforma che spero riusciremo a portare a termine nel più breve tempo possibile.
Inutile negare le difficoltà, ma avere un primo piano economico di medio termine che permetterebbe alla Regione di risparmiare circa 2,5 milioni di euro mi pare cosa da non sottovalutare.
Al contempo stiamo lavorando sulla nostra attuale struttura e sui nostri progetti per riuscire a chiudere decorosamente anche il bilancio del 2014, dopo che il 2013 è risultato essere in attivo.
Abbiamo ridotto al minimo i costi e stiamo impostando progettualità a livello regionale, nazionale ed europeo.
Non c’è da essere ottimisti perché con i dati attuali il 2015 inizierà con gravi difficoltà (difficoltà che sono purtroppo patrimonio comune a quasi tutte le aziende, pubbliche e private); si tratta tuttavia di saper tirar fuori dalle difficoltà nuove idee e nuove spinte per poter continuare a dare il nostro contributo di lavoro e di esperienza. L’economia verde non è solo uno slogan, è parte importante del nostro comune futuro.

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